ll piccolo villaggio considerato uno dei borghi più belli d’Italia

Borghetto sul Mincio, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia. Questo piccolo villaggio, nato in simbiosi con il fiume Mincio, deve il suo fascino all’armonioso rapporto che storia e natura hanno conservato nei secoli, e oggi rappresenta un “unicum” urbanistico di grande suggestione.

Il centro più antico della frazione mantiene ancora oggi l’aspetto del “borgo medioevale”, sottolineato dalla presenza del campanile, dalle ruote dei mulini ad acqua e dalle rocche del Ponte Visconteo, la straordinaria diga fortificata costruita nel 1393 per volere di Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano. Lungo le rive del fiume Mincio, che scorre nel centro del borgo, si possono trascorrere piacevoli giornate immersi nella quiete e nella tranquillità delle sue silenziose stradine. Un esempio? Visitando la piccola Chiesa di San Marco Evangelista (sec. XVIII), sorta sui resti di una precedente pieve romanica del XI sec., e osservando la misteriosa statua di S.Giovanni Nepomuceno, che protegge dall’annegamento coloro che cadono nelle acque del fiume.

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Borghetto, Valeggio sul Mincio, VR, Italia

Il ponte-fortezza su cui si celebra la Festa del Nodo d’Amore

Il Ponte Visconteo è il ponte-fortezza costruito nel 1393 da Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano. La ragione della costruzione di questa straordinaria diga fortificata risiede nella volontà dei Visconti di garantirsi l’impenetrabilità dei confini orientali e assicurare i collegamenti con i territori veronesi.
La progettazione della colossale opera fu affidata a due tra i più validi ingegneri del tempo: il fiorentino Domenico dei Benintendi ed il veronese Melchiorre Gambaretti.

Lungo circa 650 metri e largo 25 metri, si trova a 9 metri dal livello delle acque del Mincio. Dopo il completamento dei lavori nel 1395, il ponte fu successivamente raccordato al Castello Scaligero sovrastante, dando vita ad un complesso fortificato conosciuto come Serraglio, che si estende per una lunghezza complessiva di circa 17 chilometri.
Ogni anno, a giugno, su questo ponte si celebra la Festa del Nodo d’Amore, ispirata ad una leggenda di dame e cavalieri.

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Ponte Visconteo, Via Ponte Visconteo, Valeggio sul Mincio, VR, Italia

La suggestiva fortificazione medievale di Valeggio sul Mincio

Dalla sommità della collina, il Castello Scaligero domina il paese di Valeggio sul Mincio e l’intera valle, mantenendo inalterata la suggestiva maestosità delle fortificazioni medievali.

Nel 1117 un terremoto scosse violentemente gran parte dell’Italia settentrionale e rase quasi completamente al suolo la parte più antica del maniero, di cui restò in piedi solo la Torre Tonda, una singolare costruzione a ferro di cavallo. Nel 1285, per volontà degli Scaligeri, iniziarono i lavori di ricostruzione e di ampliamento della zona fortificata di Valeggio: oltre alla Rocca ed al Castello, fu edificato un avamposto sulle rive del fiume Mincio, che inglobò alcune case e la piccola chiesa romanica di Santa Maria della Maison.

Nel 1345, Mastino II della Scala iniziò i lavori di un’imponente “bastia”, costituita da fossati e mura merlate, intervallate da torricelle, che scendeva dal Castello, circondava l’abitato di Valeggio, e proseguendo nella campagna arrivava a congiungersi con il Castello di Villafranca.
Era il “Serraglio Scaligero,” una fortificazione imponente lunga circa 16 chilometri. Il lavoro fu interrotto nel 1348 a causa della peste nera che sconvolse tutta l’Europa.

Negli anni successivi la costruzione di questo sistema difensivo venne ultimata, ma nel 1387 le roccaforti valeggiane vennero conquistate dalle armate viscontee e molte fortificazioni passarono di mano. Fu così che nel 1393 Gian Galeazzo Visconti, signore del Ducato di Milano, fece raccordare al Castello un ponte che aveva un doppio scopo: garantire il transito e la circolazione e difendere le acque del Mincio. Il lavoro diede definitivamente forma ad un complesso fortificato unico in Europa.

Durante la dominazione veneziana, verso la metà del XVI sec., la Serenissima Repubblica di Venezia, privilegiando la scelta strategica di fortificare Peschiera, cedette ai privati sia il Castello che il Ponte Visconteo. Da fine marzo a fine ottobre vengono aperte al pubblico le tre torri panoramiche, da cui si gode una splendida vista sull’entroterra gardesano delle colline moreniche, mentre d’estate si svolgono alcuni eventi della “Rassegna Estiva di Spettacolo e Cultura” nel cortile interno.

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Castello Scaligero, Via degli Scaligeri, Valeggio sul Mincio, VR, Italia

Il primo museo in Italia dedicato alla pesca delle acque interne

Il Museo del Castello Scaligero ospita al suo interno il Museo della pesca e delle tradizioni locali, il primo in Italia a essere dedicato alla pesca. Da non perdere inoltre la bellissima limonaia!

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Castello Scaligero, Viale Fratelli Lavanda, Torri del Benaco, VR, Italia

http://www.museodelcastelloditorridelbenaco.it

La villa “innominata” di Sona

Anche a Sona, tra un monastero e l’altro, si trovano ville rimaste nella storia con i nomi dei primi proprietari.
Sulla sinistra di via Roma, vicino al centro, si trova una villa antica che non porta il nome di alcuna illustre famiglia, chiamata “l’innominata”.
L’edificio a due piani è di semplice struttura, ma al piano terra si trova la bella sala degli affreschi, utilizzata dal Comune per la celebrazione dei matrimoni con rito civile.
L’ampio vano è caratterizzato da resti di pitture murali raffiguranti scene paesaggistiche e personaggi mitologici riferibili alla seconda metà del XVI secolo.

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Via Roma, 23, 37060 Sona, VR, Italia

Il monumento degli ufficiali austriaci

Il Cippo del Feniletto si trova a San Giorgio in Salici nell’omonima località. Il piccolo monumento ricorda i nomi di quattro ufficiali austriaci e di un ignoto soldato italiano, caduti in zona durante la III Guerra d’Indipendenza nel combattimento della Pernisa del 24 giugno 1866.

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Località Fenilon, Sona, VR, Italia

Chiesa di San Rocco a Fornelli

In località Fornelli, ma ora nota con il nome di San Rocco, all’ombra di piante secolari si erge l’omonima chiesetta, piccolo capolavoro dell’edilizia religiosa sonese. Collocata sulla strada che da San Giorgio porta ai Rosolotti, ci accoglie con il suo ormai famoso masso erratico qui rotolato all’epoca dell’ultima glaciazione, e il suo bagolaro, monumento vegetale nazionale della zona, di età compresa tra 150 e 200 anni. Questa pianta secolare merita una sosta sotto le sue grandi chiome.
La chiesa nacque come oratorio patronale della nobile famiglia Cavazzocca Mazzanti soggetta alla Pieve di Palazzolo.

Si racconta che nel 1511 fu edificata in segno di ringraziamento per la scampata peste dagli abitanti del luogo che utilizzarono i ciottoli morenici recuperati dal dissodamento dei campi. Nel 1556 fu munita di un fonte battesimale che permise agli abitanti del luogo di evitare il lungo viaggio verso la Pieve di Santa di Giustina. Fu utilizzato fino al 1797, anno di costruzione della parrocchia di San Giorgio, alla quale ora appartiene.
Qui viveva un cappellano, mantenuto dalla famiglia Cavazzocca.
L’interno è semplice ma arricchito di due altari barocchi, alle pareti vi sono tracce degli antichi affreschi cinquecenteschi, e più recenti decorazioni absidali.

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Chiesetta di San Rocco, Via San Rocco, San Rocco, VR, Italia

La chiesa dei martiri a Sona

La piccola chiesetta del XV secolo è dedicata a San Quirico e alla madre Giulitta, martirizzati nell’anno 304 durante la persecuzione ordinata dall’imperatore Diocleziano e si trova a Sona, in direzione della valle che segna la direttrice Verona – Peschiera del Garda.

L’ordine dei Domenicani la utilizzò come lazzaretto durante la pestilenza del 1630, come testimoniano le insolite finestre ovali sulla facciata, utilizzate per sfamare gli appestati che venivano tenuti isolati dal resto della popolazione.

La rustica facciata presenta un portale artigianale di pietra sormontato da un capitello con un dipinto a tempera, parecchio sbiadito, che ritrae San Quirino. Due finestre rettangolari, delle feritoie con grate, e un minuscolo rosone, completano la semplice ma sobria architettura del piccolo complesso, dotato di un piccolo campaniletto a forma di vela posizionato sul tetto.
L’interno, a navata unica presenta un’abside rettangolare e, sulla parete a destra, una porta che conduce alla piccola sacrestia.

Sulla parete a destra vi è un dipinto frammentario risalente al XVII – XVIII secolo di autore ignoto, mentre a sinistra si trova un affresco raffigurante San Pietro assieme ai Santi Maria Maddalena, Antonio Abate, Quirico e Giovanni Battista. Alla sinistra del presbiterio vi è un altro affresco raffigurante una figura femminile inserita in una triplice cornice dell’epoca del polittico.
L’affresco con la pregevole crocifissione nella parete di fondo, riscoperta verso l’inizio del XIX secolo, è l’opera più rilevante dell’intera chiesa ed è stata attribuita alla scuola di Liberale da Verona. La sua vista è oggi parzialmente coperta da un’edicola classicheggiante aggiunta nel XVIII secolo, all’interno della quale si trova un dipinto raffigurante una Madonna con bambino e i Santi Quirino e Giulitta.

Sul piano del mobilio ligneo troviamo un confessionale e un leggìo del XIX secolo oltre ad un inginocchiatoio del XVIII secolo. Due le semplici acquasantiere, entrambe in pietra: una sulla parete destra, l’altra sulla controfacciata.

Infine, va tenuto in considerazione un frammento di pietra lavorata che rappresenta un agnello di profilo ed una palma stilizzata, inserito nel muro sotto il tetto. Come i frammenti nella parrocchiale di Palazzolo, è opera, probabilmente, delle decorazioni della chiesa longobarda di Santa Giustina che si trova oggi all’interno del perimetro del cimitero di questa frazione.

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Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, Via San Quirico, Sona, VR, Italia

La villa aristocratica dei giovani fanciulli

A 100 metri dal Municipio, immersa in un parco secolare, si trova Villa Trevisani-Calderara, del XIX secolo, oggi sede della scuola materna chiamata Cavalier Romani. Questa grande e nobile dimora è catalogata dal Registro regionale delle ville venete. Si accede da una elegante e ampia gradinata.

Su una collina, situata in prossimità della villa, al culmine di una scalinata si raggiunge una curiosa Torretta a pianta circolare, chiamata la Guglia, che venne costruita contemporaneamente alla villa e permetteva ai proprietari di godere di una vista stupenda su tutto il territorio. Il nome originario era “Torre Gabriella”, in ricordo di una figlioletta morta prematuramente. Fu utilizzata anche come torre di avvistamento militare nelle tumultuose giornate risorgimentali del 1848, mentre la villa stessa veniva contesa tra Piemontesi e Austriaci.

Oggi nelle sue stanze risuonano le squillanti voci dei fanciulli giocondi. Il parco che circonda la villa è arricchito da numerose essenze arboree ad alto fusto e, grazie anche alle cassette nido qua e là collocate, attira diverse specie d’uccelli.
In estate, la Villa è teatro di matrimoni all’aperto, di eventi musicali e teatrali.

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Parco Cavalier Romani di Villa Trevisani Calderara, Via Roma, Sona, VR, Italia

La Chiesa Parrocchiale Arbor Redemptionis

L’attuale chiesa parrocchiale fu aperta al culto il 1 maggio 1955, nonostante fosse ancora allo stato grezzo. I lavori di costruzione erano iniziati nel 1948 e proseguirono con impegno per 7 anni. Grazie alle offerte delle famiglie furono effettuati i lavori di completamento: il pavimento di marmo rosso di Verona, gli intonaci, l’impianto elettrico, l’impianto di riscaldamento, la costruzione della sacrestia, gli intonaci esterni e la facciata.

La nuova chiesa fu consacrata dal Vescovo Giuseppe Carraro nel 1969.
Per abbellire le due grandi pareti laterali del transetto fu coinvolta l’Accademia Cignaroli di Verona, che incaricò un suo docente, Federico Bellomi. Quest’artista sensibile e geniale, utilizzando tecniche inedite o molto rare, lavorò con dedizione e passione per quindici anni alla realizzazione di un imponente affresco, “Arbor Redemptionis”, che costituisce l’eccezionale testamento artistico di questo pittore e rappresenta la Storia della salvezza, secondo uno schema che ricorda quello del Giudizio Universale di Michelangelo.

Al centro dell’affresco è rappresentato il Cristo Redentore, che racchiude in sé i tre momenti della sua vita: l’Incarnazione, la Crocifissione, la Resurrezione; a lato sono gli episodi più significativi della storia della salvezza.
Si tratta di un’opera colossale (240 mq di superficie) che rappresenta il punto d’arrivo di un’esperienza artistica: l’umanesimo cristiano di Bellomi, caratterizzata dalla fiducia in Dio e nell’uomo.

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Chiesa di Lugagnano, Via Don Giuseppe Fracasso, Sona, VR, Italia

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